
Nel 1858 la scrittrice George Eliot è protagonista di un episodio che la segna nel profondo. Si trova a Dresda, di fronte alla Madonna Sistina di Raffaello: «Una sorta di meraviglia, come se all’improvviso mi trovassi in presenza di un essere traboccante di gloria, mi fece sobbalzare il cuore a tal punto che non potei star ferma e dovemmo precipitarci fuori dalla sala». Un’esperienza del tutto simile l’aveva provata Stendhal 40 anni prima a Firenze, quando fuggì da Santa Croce con il cuore in tumulto. Rispetto a situazioni come queste mi piace pensare che l’arte è degna del nome solo quando sa dare scacco alla quotidianità ordinaria, schiudendo le porte al mistero e allo straordinario. Prendiamo la Madonna Diotallevi, dipinto tra i più noti di Raffaello. Maria accosta a sé Giovanni, che con la Croce al petto umilmente riceve la benedizione di Gesù. Maria fissa il Santo, quasi non ardisse rimirare il Figlio, presagio di un destino che il pittore indica e sfiora. Ma oltre al sapiente gioco degli sguardi – un triangolo perfetto che va ben al di là di qualsivoglia spiegazione –, oltre a quel Bambino che «lascia vedere la presenza del divino sotto il giovanile involucro» (Hegel), nel quadro c’è dell’altro che magari a un primo sguardo si trascura. Osservate: circa metà della scena ha per protagonista il cielo. Tenue e sospeso, via via più scuro in risalita, il cielo accoglie il manto della Vergine, mentre all’orizzonte qualche rilievo offre prospettiva alla visione. Non è un caso se il cielo si prende tutta questa proporzione: la cultura del tempo privilegiava l’orientamento verticale, a ribadire la sintonia profonda con il mondo ultraterreno e trascendente. L’attenzione di noi moderni invece è poco rivolta a quel che ci sovrasta e guida, perché abbiamo sostituito il sopra con l’avanti, privilegiando le magnifiche sorti e progressive. Per fortuna opere come la Madonna Diotallevi sanno generare un’incondizionata meraviglia, evocando la nostalgia del cielo. Nella vita di tutti i giorni è diverso. Frenetici e indaffarati, ci preoccupiamo solo di andare avanti. Spesso senza domandarci dove.
Un altro dipinto di Raffaello, il ritratto di Elisabetta Gonzaga.
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